Sono settimane che guardo , con entusiasmo unico, a quello che sta succedendo in Tunisia Egitto in primis, ma alla fine queste definizioni le sento strette e geopoliticamente mi mi viene di parlare di confini, soglie e blocchi, regioni come il Sinai e Gaza, di migranti e nomadi che vanno di wadi in wadi, fratelli e sorelle che si guardano negli occhi e stanno cercando di determinare una parte della loro vita.
Ne parlo con tutti a vario titolo e sempre tutti, a parte i ventenni che incontro tutti i giorni che mi nutrono con la loro freschezza e capacita’ di ascolto, dico tutti, sanno bene come stanno andando li’ le cose, senza averci mai messo piede senza sapere senza nulla… Solo perche’ i corsi e ricorsi storici, perche’ il fondamentalismo islamico, gli USA etc etc.
E’ ovvio che un processo come questo non e’ cosi’ semplice, ma le nostre analisi sono vecchie, vecchie ed ammuffite, come racconta bene Zizek nel suo intervento dal Guardian.
Siamo tutti tanto bravi ed istruiti e non capisco perche’ persone che davvero stimo alla fine mandano tutto in vacca con le varie teorie cospirazioniste, la cia, il mossad, gli alieni. E’ OVVIO che i giochi di potere hanno vari livelli di complessita’. Ovvio. Ma l’occidente si sente ancora intelligente nel momento in cui sa raccontare , la “vera” versione delle cose. La retorica del dietro le quinte ci va ancora bene… ci piacciono ancora le modalita’ da candid camera o grande fratello che sia.
Ma poi io mi dico anche: ci si potra’ inserire in qualche modo? O comunque se noi abbiamo rinunciato ad inserirci in un processo di cambiamento perche’ i giochi sono gia’ fatti (le partite a scacchi sono gia’ tutte state giocate), questo non significa che altri non abbiano voglia di farlo.
Leggo in questi commenti che vengono a vario titolo dall’occidente, paura, ignoranza e poco altro. Leggo anche che ormai non abbiamo piu’ capacita’ di lettura, perche’ diamo per scontato che ci sia un punto di vista privilegiato ma che gia’ da tempo non esiste piu’, o che se non altro ha perso efficacia e potere. Continuiamo ad avere una idea di rivolta popolare quanto meno ottocentesca, infantile direi, almeno nelle retoriche poi nelle pratiche no… per fortuna, si arriva a fare i conti con il reale, ma perche’ c’e’ questo scollamento?
Basta stereotipi, di tutti i tipi. Possiamo anche solo stare a guardare cosa avviene, senza necessariamente saper collocare con sicurezza quello che avviene.
Dedico a tutti voi, strateghi dell’ottocento, questo bel video passatomi dal mio spacciatore di musica preferito: il popolo africano e’ molto diverso da come ve lo immaginate. Almeno ascoltate un po’ di musica!
L’asse si sposta malgrado noi siamo fermi, malgrado la nostra sfiducia.
piu’ un po’ di link utili che rendono il puzzle molto piu’ interessante:
da al jazeera: Pro-Mubarak thugs weren’t enough to deter the calls of democracy from the crowds in Tahrir square
http://guerrillaradio.iobloggo.com/
palestine papers
da haaretz amiira Hass: why isn’t the pa supporting the Egypt uprising?
da haaretz: Egypt unrest spurs palestinian authority to pledge elections
da haaretz: the arab revolution and western decline
da al jazeera: why Jordan shies away reform
dal Wall street journal: Egypt’s Economic Apartheid
da milanox: la rivoluzione egiziana
Non penso che le “nostre” analisi siano vecchie (intese le analisi dell’occidente democratico etc etc…), è che sono quelle che fanno comodo a questa parte di mondo dove viviamo che si sente superiore nel nome della storia passata. Non si è evoluto, come sempre chiede agli altri paesi del terzo mondo, rimane chiuso nel salotto della nonna con i pizzi sotto i soprammobili.
L’articolo è bello e mi permetto di riportare tre frasi che riassumo tutto:
The cynical wisdom of western liberals, according to which, in Arab countries, genuine democratic sense is limited to narrow liberal elites while the vast majority can only be mobilised through religious fundamentalism or nationalism, has been proven wrong.
Tony Blair as reported on CNN: change is necessary, but it should be a stable change. Stable change in Egypt today can mean only a compromise with the Mubarak forces by way of slightly enlarging the ruling circle.
The hypocrisy of western liberals is breathtaking: they publicly supported democracy, and now, when the people revolt against the tyrants on behalf of secular freedom and justice, not on behalf of religion, they are all deeply concerned. Why concern, why not joy that freedom is given a chance? Today, more than ever, Mao Zedong’s old motto is pertinent: “There is great chaos under heaven – the situation is excellent.”